Deportazioni da Borgo San Dalmazzo

Ottant'anni fa, il 15 febbraio 1944, alle 5.30 del mattino, avvenne la seconda deportazione di 26 ebrei dal campo di Borgo San Dalmazzo ad Auschwitz. Il trasporto avveniva in condizioni disumane; i vagoni erano dei carri bestiame sovraffollati e caratterizzati dal proliferare di malattie di vario genere.

Quello di Borgo è uno dei tanti campi istituiti a livello provinciale dopo il 30 novembre del ’43 nella Rsi, da questi campi gli ebrei rastrellati venivano trasportati al campo nazionale di Fossoli.

Per ricordare tale avvenimento, è stata organizzata una commemorazione il 15 Febbraio con la presenza di una delegazione di alunni frequentanti scuole secondarie di primo e secondo grado del saluzzese e di Borgo San Dalmazzo. Erano presenti i sindaci di Cuneo, Borgo, Cuneo, Mondovì, Sambuco, oltre che alcuni rappresentanti delle forze principali dello Stato e alcuni parenti stretti di donne e uomini ebrei che hanno perso la vita dopo la deportazione da questa città.

La commemorazione si è svolta davanti al memoriale della deportazione, una installazione con  i nomi degli ebrei deportati (MEMO 4345) ed un museo interattivo che riporta la loro storia.

Interessanti sono state le dichiarazioni mosse dai sindaci dei paesi limitrofi che hanno sottolineato alcuni avvenimenti successi nei paesi della provincia Granda.

Un momento particolarmente toccante dell'incontro è da ricondurre alla lettura da parte dei ragazzi delle scuole medie, con tanto di emozione degli stessi, dei nomi degli ebrei deportati e della storia di una quattordicenne fuggita da Saint Martin De Vesubie in cerca di salvezza e catturata con la sua famiglia in Italia.

Sono seguite, poi, due testimonianze commoventi da parte dei parenti di alcuni deportati. L’avvocato Brunetti Levi ha esposto la storia di suo nonno, entrato nelle formazioni partigiane. Ha raccontato dei sensi di colpa che lo hanno tormentato per tutta la vita: si è quotidianamente rimproverato di  non aver fatto abbastanza per assaltare quel treno e impedire così la deportazione dei suoi parenti e amici.

La seconda testimonianza è stata una lettera scritta dalla prozia della lettrice ai figli dal campo di Fossoli.

Per concludere tale momento, oltre ad un invito caloroso ai giovani ad impegnarsi affinchè tali eventi non avvengano più, i ragazzi presenti hanno acceso e posato alcuni lumini  per ricordare le vittime della deportazione.

 

Articolo a cura di Bonetto Luca (rappresentante IIS DENINA).

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